Location: Pesaro, Marche (IT)
Year: 2022
Project Team: Gabriele Corbo, Jacopo Costanzo, Valeria Guerrisi
Collaborators: Cristina Tascioni, Angela Tanzola, Michele Trebbi
Photo credits: Carlalberto Amadori
A Pesaro, a pochi passi dal centro storico, si erge il “Palazzo di Vetro” iconico esempio del linguaggio architettonico modernista del secondo novecento inserito all’interno del tessuto urbano consolidato. La sua facciata di nove piani completamente vetrata è stata sostituita nei primi anni del 2000 da intervento di ristrutturazione che ne ha leggermente alterato la partitura. In questa cornice si colloca l’intervento che ha previsto la riconversione di due piani precedentemente destinati a uffici, in sei micro-appartamenti. I due livelli, il sesto e il settimo, si presentavano al grezzo, caratterizzati esclusivamente da due fattori che hanno rappresentato il fulcro della sfida progettuale: da un lato la rigida maglia di pilastri e colonne impiantistiche, dall’altro i due prospetti su strada completamente vetrati.

Il progetto definisce le unità abitative — 3 per ogni livello — sulla base di metrature differenti ma accomunate dai principi di modularità e reversibilità che rappresentano il concept distributivo dell’intervento. Nell’ottica dell’ottimizzazione degli spazi il progetto ha prediletto la scelta di arredi su misura e soluzioni integrate che contribuiscono alla caratterizzazione degli ambienti e al contempo favoriscono una percezione spaziale amplificata, coadiuvata anche dalla selezione dei materiali e dallo studio sul controllo dell’illuminazione naturale. La distribuzione in pianta è la medesima per entrambi i livelli, la differenziazione delle unità abitative tra il sesto e il settimo piano è affidata all’assegnazione di cromie differenti agli elementi caratterizzanti i micro-appartamenti: le pavimentazioni e i sistemi di oscuramento interno. Il piano sesto si distingue per una pavimentazione in resina grigio-azzurra, abbinata a tendaggi sulle stesse tonalità; al piano settimo le colorazioni del pavimento e dei tendaggi virano verso i toni del rosa antico. Al colore del mobilio è affidata invece la distinzione tra i differenti “tagli” dei vari appartamenti sui due livelli.
La scelta di lavorare sulla declinazione delle finiture piuttosto che sulla variazione tipologica degli appartamenti ha permesso di ottimizzare tempi e costi di realizzazione e facilitare futuri interventi di manutenzione, pur garantendo la distinguibilità degli alloggi.
L’intervento si propone come un esempio di rigenerazione edilizia “in quota”, basato sulla rifunzionalizzazione del patrimonio inutilizzato tramite un linguaggio progettuale contemporaneo, consapevole delle esigenze odierne dell’abitare ma rispettoso dell’identità del manufatto nel quale si colloca. In quest’ottica il progetto riflette il concetto di adattamento e rigenerazione, esplicitando la potenzialità propria anche degli spazi minimi in termini di qualità abitativa, estetica e funzionale.





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