PU.Ra

EXHIBITION

From an idea by war, curated by Marcello Smarrelli.

Location: Pesaro, Musei Civici

Year: 2022 (24 Apr_23 Oct)

Project team: Gabriele Corbo, Jacopo Costanzo, Valeria Guerrisi

Collaborators: Elif Bozkurt, Eugenia Di Biase, Cristina Tascioni

Partners: Comune di Pesaro, Fondazione Pescheria, Sistema Museo, Liceo Artistico F. Mengaroni

PU.Ra è una mostra superflua, e per questo necessaria.
È una dichiarazione d’amore nei confronti del progetto d’architettura.
Il suo scopo non è quello di ribadire che “gli edifici modernisti meglio riusciti furono costruiti dai Fascisti”, bensì, uno dei suoi possibili obiettivi è quello di osservare e studiare un gruppo ristretto di architetture civiche, realizzate nella provincia di Pesaro-Urbino, degne di nota per motivi semplici — volendo anch’essi di ordine politico — non ulteriormente riducibili. Ovvero per il loro registro formale, opportuno e mai ridondante, per la loro capacità di integrarsi all’interno di un determinato tessuto urbano, di proseguirlo, per la loro capacità di confermarsi oggi come elementi chiari, comprensibili, ordinatori.
Non solo. Questi edifici, nella maggior parte dei casi, vennero progettati da giovani e talentuosi architetti, che si sfidavano per mezzo di concorsi pubblici, i quali divennero uno strumento certamente decisivo al fine di decretare la qualità media del progetto d’architettura in Italia, all’epoca intesa come arte di stato, mai come pratica professionale al ribasso.
Chissà se sia realmente possibile intendere anche il più umile dei manufatti umani come opera politicamente neutrale. Probabilmente no.

Ineluttabilmente quindi, la Costituzione Italiana del 1948, fondata su di un ragionevole sentimento antifascista, sancì una sorta di abbandono del bagaglio culturale ed architettonico lasciato in dote dal ventennio. Ma come ben sappiamo, ciò che viene rimosso non è altro che un qualcosa che non siamo in grado di comprendere, a cui non siamo in grado di attribuire un valore, positivo o negativo che sia. Il rimosso sopravvive e si alimenta proprio grazie ad una condizione di cecità, più o meno consapevole.
Con una certa noncuranza nei confronto dello status quo, viziato da una condizione politica paludosa e atrofizzata, ci siamo posti di fronte a queste “cose”, a questi volumi di materia finemente composti, ritenendoci immuni da possibili derive interpretative, faziose, patetiche.
Da addetti ai lavori, ci siamo permessi di analizzare scientificamente queste opere dell’umano ingegno. Ne abbiamo apprezzato i dettagli, le finiture, osservato i chiaroscuri durante il corso delle giornate e delle stagioni.
Architetture silenziose, apparentemente senza qualità, si sono infine rivelate per quello che sono: opere poco pretenziose, animate da rari virtuosismi, esatte nella loro purezza.

Sarebbe ingenuo credere di poter operare questo genere di ricerche in ogni ambito dello scibile architettonico, eppure è questa la nostra aspirazione massima. Indagare le viscere della teoria come della pratica architettonica, della sua storia, fatta di progettisti, ancor prima di donne e di uomini, delle loro scelte, non solo progettuali.

Affidiamo ora questo testimone, questa modesta e forse velleitaria antologia, alle mani di chi vorrà intraprendere un percorso analogo, non di certo ugualmente declinato, in grado di custodirne gli intenti, rilanciandoli almeno un passo in avanti.

ANTON GIULIO ONOFRI©